“PREDAZIONE”: LUCI E OMBRE DI UNA PAROLA SCOMODA

Nonna diceva “l’uomo è cacciatore”. Questa frase non era pertinente all’alimentazione umana, però riaffiora spesso nei miei ricordi quando cerco un nome che possa indicare il tipo di relazione che tutti noi abbiamo con il cibo. Infatti gli esseri umani non tessono relazioni solo fra loro. Noi siamo capaci di scegliere il cibo con la stessa cura con cui scegliamo un amico o il partner. Quindi le parole di nonna non risuonano più fuori posto, ma suggeriscono il nome che tanto cerco: la parola “predazione”.

Non nego che questa parola potrebbe evocare immagini di cruda violenza e, per alcuni, anche sentimenti di pietà nei confronti della povera preda sotto le grinfie dell’imponente predatore. Magari qualcuno potrebbe domandarsi cosa questa scena animalesca abbia a che fare con il comportamento civile di noi esseri umani che, dai mercati rionali fino ai grandi centri commerciali, non siamo mai rimasti coinvolti né in inseguimenti né in spargimenti di sangue. E non pensiate che voglia arrivare alla conclusione di assimilare il comportamento dell’uomo a quello degli animali. Il mio intento è quello di dare lo stesso nome a fenomeni naturali che, sebbene molto diversi, assolvono la stessa funzione all’interno dell’ambiente: fortificare la relazione tra esseri viventi di specie diverse.

È proprio così: le prede sono importanti per i predatori e viceversa. Per i predatori, le prede rappresentano il cibo. Ma per le prede, i predatori sono il rimedio più efficace contro l’estinzione di massa: è nel  loro interesse la crescita del futuro bottino di caccia. In altre parole, prede e predatori sono come immagini fronte-retro della stessa carta da gioco: la carta vincente della co-evoluzione per superare la partita comune contro la selezione naturale. Però, durante la predazione, succede che “ci scappa il morto” e allora la parola “predazione” si veste improvvisamente a lutto, diventando scomoda. La nostra attenzione, purtroppo, invece di aprirsi al valore della complicità del rapporto preda-predatore, si raggomitola sull’innata paura della morte.

La paura, come sappiamo, condiziona i nostri stili di vita. Ragione per cui può capitarci di essere distratti da alimenti industrializzati, forse un po’ perché il loro bell’aspetto maschera al meglio il sacrificio delle prede. Assai da illuderci che si possa vivere senza ringraziare nessuno, ma la Biologia fugge ogni forma di indifferenza: l’emarginazione, l’egoismo… Torneremo ancora a preferire un cibo vero se, facendo compere, osserviamo oltre le apparenze di forme e colori.

Dott. Marco Troisi